28 maggio 2013

Pontificio Consiglio Migranti: alcune esperienze all'Assemblea Plenaria

Città del Vaticano - "Non avrei mai immaginato che in un’epoca caratterizzata da un continuo sviluppo scientifico e tecnologico di dimensioni straordinarie, il fenomeno della ‘prostituzione schiavitù’ potesse assumere delle proporzioni così vaste e terribili". Lo ha detto oggi pomeriggio Chiara Amirante, presidente dell'Associazione Nuovi Orizzonti, portando la sua esperienza con le persone che vivono in strada durante il pomeriggio dedicato dall'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti alle esperienze. "È drammaticamente crescente - ha detto - il numero di migranti privati della libertà, i cui diritti vengono negati. Si tratta di persone usate come mezzi per l’arricchimento e il benessere materiale di piccoli o grandi boss e troppo spesso sono vittime di abusi per i desideri sessuali altrui". Per la presidente di "Nuovi Orizzonti" (che ha 182 centri di accoglienza, formazione ed evangelizzazioni moltiplicati in Italia e all'estero con centri di asciolto, equipe di servizi) la tratta degli esseri umani "non è ancora oggetto di un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica, e non viene considerata come una delle peggiori violazioni dei diritti umani di cui oggi siamo testimoni". Da qui l'impegno da parte di tutte le comunità cristiane nella pastorale di strada. "Le attuali sfide richiedono - ha spiegato - una radicale conversione che ci porti a passare dalla pastorale dell’attesa alla pastorale dell’incontro: andare in cerca non più della pecorella smarrita ma delle novantanove pecore che oggi sono fuori dall’ovile in balia di troppi lupi che continuano a infierire senza alcuna pietà". Di una rinnovata pastorale nell'ambito delle migrazioni forzate ha parlato Paolo Morozzo della Rocca della Comunità di sant'Egidio. " Per chi è stato condotto forzosamente a lasciare la propria patria il primo bisogno - ha detto - è certamente quello di trovare pace e sicurezza. Ma c’è un bisogno diverso e meno materiale da soddisfare: quello di trovare nel Paese di immigrazione una nuova cittadinanza fatta anche di gesti utili agli altri malgrado il persistere di tanti bisogni personali: una fraternità vissuta e consapevole". Mons. Enrico Feroci, direttore di Caritas di Roma ha portato la sua esperienza con i rom sottolineando l'importanza dell'integrazione.


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