17 gennaio 2013

Cristiani uniti (e senza caste)


È stato preparato in India quest’anno il sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. E pone al centro un tema scottante.

di Giorgio Bernardelli

Ogni anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - dal 18 al 25 gennaio - torna a ricordare a tutti l’urgenza dell’impegno ecumenico, volto a superare quelle barriere che rendono ancora divisi tra loro quanti credono in Gesù. Ogni anno, però, il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e il Consiglio ecumenico delle Chiese - che dal 1968 promuovono insieme questo appuntamento - mettono al centro un volto concreto di questo cammino, affidando alle comunità cristiane di un singolo Paese la stesura della traccia che giorno per giorno scandisce la preghiera. Quest’anno, così, il compito è stato affidato ai cristiani dell’India, dai quali è arrivata una scelta molto significativa e coraggiosa.
I rappresentanti dello Student Christian Movement of India, dell’All India Catholic University Federation e del Consiglio nazionale delle Chiese dell’India - anglicani, cattolici, siriaci e luterani, incaricati di stendere insieme il sussidio - hanno deciso infatti di parlare di unità dei cristiani a partire da una ferita che resta terribilmente evidente nella società indiana: quella delle discriminazioni nei confronti dei dalit, i cosiddetti «fuori casta», storicamente relegati all’ultimo posto nella gerarchia sociale.
Un fenomeno doloroso che talvolta arriva ad insinuarsi persino all’interno delle comunità cristiane o a intrecciarsi ai rapporti tra le diverse confessioni. Un’ingiustizia che - come sempre nella preghiera per l’unità dei cristiani - viene guardata a partire dalla Parola di Dio. Così a fare da testo guida quest’anno è stato scelto un brano severo del libro del profeta Michea (6,6-8): «Uomo, ti stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (per inciso: questo stesso passo biblico era stato scelto da padre Fausto Tentorio nel suo testamento spirituale).
«In India - spiega l’introduzione del sussidio - la divisione tra i cristiani nelle Chiese e tra le Chiese è fortemente accentuata dal sistema delle caste. Le caste, come l’apartheid, il razzismo e il nazionalismo, sono tutti fenomeni che pongono gravi sfide all’unità della Chiesa e quindi alla testimonianza della Chiesa come unico corpo di Cristo. Come questione che crea divisione anche all’interno della Chiesa, il sistema delle caste è di conseguenza anche un problema dottrinale. Ed è con questo sguardo che quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani invita a soffermarsi sul celebre testo biblico del libro del profeta Michea, concentrando l’attenzione come tema principale sulla domanda “che cosa Dio vuole da noi”. L’esperienza dei dalit diventa dunque il crogiolo dal quale emergono le riflessioni teologiche su questo tema biblico».
Non stupisce che questo tema sia così sentito tra i cristiani dell’India: secondo le stime delle diverse Chiese nel Paese oltre l’80% dei fedeli è di origine dalit e dunque è particolarmente esposto a questa discriminazione che la Costituzione indiana ha abolito solo sulla carta. Da questa specifica situazione la riflessione proposta nel sussidio allarga lo sguardo anche a ogni altra forma di ingiustizia: attingendo all’immagine dei tamburi che i «fuori casta» suonavano nelle cerimonie sacre nei villaggi, sostiene che quel suono dovrebbe ricordarci la presenza sempre fedele di Dio accanto a chi è più emarginato. E spronare ciascuno a impegnarsi in prima persona per cambiare questo stato di cose. «Una delle professioni associate alle comunità dalit in India è la cucitura dei sandali - scrivono ancora i cristiani dell’India -. Come mezzo di sopravvivenza delle comunità dalit quest’affività simboleggia la loro esperienza nel forgiare una vita capace di testimoniare insieme resistenza e speranza in condizioni degradate e disumane. Il nostro auspicio è che il dono dell’esperienza dei dalit, la loro sopravvivenza in mezzo alla lotta, possa diventare per noi come un paio di sandali da indossare per cercare di camminare sulla via della giustizia dentro al nostro contesto, facendo ciò che Dio ci chiede. “Ogni parvenza di pregiudizio basato sulle caste nelle relazioni tra cristiani - diceva papa Giovanni Paolo II - è una contro-testimonianza alla vera solidarietà tra gli uomini, una minaccia all’autentica spiritualità e un serio ostacolo alla missione evangelizzatrice della Chiesa”.
Possa il Dio della giustizia, dell’unità e della pace - conclude il sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - renderci capaci di essere segni autentici della solidarietà tra gli uomini dandoci la forza di compiere ciò che Dio ci chiede».

(dalla rivista dei Missionari del PIME Mondo e Missione)

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