4 gennaio 2013

Cardinale Tauran: le persecuzioni ai cristiani non scoraggino il dialogo


Speranze e progetti del presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso che traccia un bilancio del suo servizio per l'anno appena trascorso

DOMENICO AGASSO JR.
ROMA 

Un mondo aperto al dialogo su Dio: lo immagina così lo scenario dell’anno appena iniziato cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, intervistato da "L’Osservatore Romano".
Tracciando una sorta di bilancio delle attività del suo Dicastero nel 2012, Tauran ha messo in evidenza l’attualità del dibattito tra  cristianità e secolarismo: «Abbiamo sostanzialmente cercato di rimanere fedeli al compito assegnatoci dalla costituzione apostolica “Pastor bonus”, che stabilisce che il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso debba “favorire diverse forme di rapporto” con i seguaci delle altre religioni e promuovere “opportuni studi e convegni perché ne risultino la reciproca conoscenza e stima e mediante un lavoro comune siano promossi la dignità dell’uomo e i suoi valori spirituali e morali”, senza dimenticare “la formazione di coloro che si dedicano a questo tipo di dialogo”.
Anche se una parte della popolazione mondiale, soprattutto in Occidente, è di fatto secolarizzata, non si può negare il fatto che Dio rimanga un argomento di attualità. Basti pensare – ha sottolineato -all’impressionante numero di libri e riviste — che vedo esposti, per esempio, nelle edicole degli aeroporti — sui quali appare la parola “Dio”. Dunque c’è tutto un mondo aperto a questo tipo di dialogo».
E poi, il Presule ha dichiarato che gli impegni principali dell’anno appena concluso sono stati per «il dialogo con i musulmani. Purtroppo, alcune minoranze deviate, che strumentalizzano la religione per giustificare l’uso della violenza, o cercano di imporre a tutti, senza distinzioni, la legge islamica anche con la forza, costituiscono un pericolo non solo per le loro società, ma anche per il mondo intero, e mettono in difficoltà il dialogo tra le religioni. Basta ricordare, in proposito, la sorte di alcune comunità cristiane in Paesi come il Pakistan o la Nigeria. Nessuno e nessuna causa possono giustificare tali eccessi. 
Purtroppo ha aggiunto il porporato il peso dell’integralismo rischia di far dimenticare la dimensione religiosa e spirituale dell’islam». «Un particolare significato – ha affermato - ha avuto la visita in Nigeria nel maggio scorso. Ho potuto constatare che i nigeriani vogliono rimanere insieme, nonostante le diversità tra nord e sud. Ricordo con emozione la visita a una scuola tecnica, situata in una regione a maggioranza islamica. Gestita da un sacerdote cattolico, essa accoglie una trentina di ragazzi che lavorano il legno. L’atmosfera e le relazioni tra i ragazzi – ha continuato - sono state per me la prova che il dialogo interreligioso contribuisce anche al bene comune. Dimostrano che nonostante la drammaticità di certe situazioni, è possibile vivere e lavorare insieme».
Ci sono poi altre situazioni «meno incoraggianti», come «l’Egitto, Paese in piena trasformazione. Anche quest’anno il dialogo con Al Azhar si è interrotto per scelta dei nostri partner musulmani. Per quanto ci riguarda, continuiamo a ribadire che le nostre porte sono sempre aperte a un dialogo sincero e rispettoso».
Cardinale Tauran ha concluso soffermandosi sull’Anno della Fede, durante il quale «saremo tutti impegnati a rinvigorire la nostra fede cristiana in modo da conoscere meglio il suo contenuto e proporre con parole e opere il messaggio di Gesù Cristo».  

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