Beirut - L'Esortazione apostolica
post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente "è un testo pastorale di alto
profilo, con un respiro biblico, ricco di suggerimenti utili che aiuteranno i
cristiani del Medio Oriente a vivere nelle condizioni date la loro vita di fede
e la loro testimonianza al Vangelo". Così dichiara a Fides l'arcivescovo
Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato latino di
Gerusalemme. Presente a Beirut insieme a una rappresentanza di più di cinquanta
cattolici giordani di rito latino, monsignor Lahham ha preso parte ieri sera al
primo incontro del Papa coi patriarchi e i vescovi del Medio Oriente nella
cattedrale greco-cattolica di San Paolo ad Harissa, dove Benedetto XVI ha posto
la firma al testo della sua Esortazione.
Secondo monsignor Lahham, il
nuovo documento papale applica alle urgenze del momento "i criteri guida
che negli ultimi decenni, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, hanno
accompagnato le comunità cristiane in Medio Oriente alla riscoperta della loro
vocazione di fedeli autoctoni. Il Papa ripete con decisione che il
cristianesimo da queste parti non è una realtà d'importazione.
Queste sono le terre dove Gesù è
nato, è vissuto, ha camminato per le strade. La prospettiva indicata è quella
evangelica della testimonianza nel dialogo fraterno con tutte le realtà
religiose che convivono in questi luoghi. Con un riconoscimento del contributo
nobile e essenziale che i cristiani del Medio Oriente portano alla costruzione
del Corpo di Cristo". Il pastore dei cattolici latini della Giordania
sottolinea la concretezza di alcuni suggerimenti pratici volti a confermare e
ravvivare l'unione delle diverse Chiese nel comune riferimento alla fede degli
apostoli: "In questa prospettiva" sottolinea l'arcivescovo Lahham
"il Papa auspica un accordo ecumenico per il riconoscimento reciproco del
Battesimo tra la Chiesa cattolica e le Chiese d'Oriente, compresa quella copta
ortodossa. Inoltre Benedetto XVI ripropone l'apertura del Concilio Vaticano II
'verso una certa communicatio in sacris per i sacramenti della Penitenza,
dell'Eucaristia e dell'Unzione degli infermi, che non è solo possibile, ma può
essere raccomandabile in alcune circostanze favorevoli, in base a norme precise
e con l'approvazione delle autorità ecclesiastiche' ". Di rilievo, secondo
monsignor Lahham, anche il richiamo al principio della libertà religiosa
"che include anche la libertà di scegliere la religione che si ritiene
vera e di manifestare pubblicamente il proprio credo, senza mettere a rischio
la propria vita e la propria libertà personale".
Riguardo alle problematiche
politiche della regione, senza entrare nei dettagli, l'Esortazione apostolica
conferma le posizioni già note della Santa Sede sui diversi conflitti nella
regione e sullo status di Gerusalemme e dei Luoghi Santi. A questo riguardo,
l'arcivescovo Lahham, impressionato anche lui dalle misure di sicurezza poste
in atto dalle autorità libanesi, ridimensiona le polemiche mediatiche montate
sul discorso di benvenuto rivolto a Benedetto XVI dal Patriarca di Antiochia
dei greco-melchiti: "Gregoire III" racconta monsignor Lahham "ha
parlato in arabo, e in quel momento il Papa non aveva in mano nessun foglio con
un'eventuale traduzione che gli consentisse di seguire l'intervento del Patriarca.
Gregoire ha detto che il riconoscimento dello Stato palestinese aiuterà la
pace. Ma non ha rivolto nessuna richiesta diretta al Papa".
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