18 novembre 2011

PAKISTAN - In difesa dei cristiani


Intervista con Akram Gill, ministro federale per l'armonia interreligiosa

Come migliorare la situazione dei cristiani e di tutte le minoranze religiose in Pakistan? “Creare, a livello distrettuale, dei Comitati per l’armonia interreligiosa, che lavorino concretamente sui territori per costruire relazioni positive tra persone appartenenti a religioni diverse”. È il proposito più immediato diAkram Gill, ministro federale per l’armonia interreligiosa, con delega per le minoranze religiose, in questi giorni in Italia. Nei giorni scorsi ha tenuto una relazione sui diritti delle minoranze religiose in Pakistan alla Winter school di Alta politica di Torino. Ha incontrato anche il sindaco di Torino Piero Fassino, al quale ha chiesto di avviare progetti di cooperazione internazionale tra la città di Lahore e il capoluogo piemontese. Nei prossimi giorni Gill tenterà di incontrare il Papa, per portargli il saluto del governo pakistano e ringraziarlo per le numerose prese di posizione in difesa dei cristiani pakistani. Lo abbiamo intervistato. 

Qual è lo scopo del ministero per l’armonia interreligiosa da lei diretto?
“Vogliamo promuovere l’armonia tra le religioni che vivono in Pakistan. Il nostro governo è fortemente impegnato nella promozione di pari opportunità per tutte le minoranze religiose. Ha istituito questo ministero, una Commissione nazionale per le religioni, organizziamo ogni anno un Festival per le minoranze religiose”. 

Quali saranno le prossime iniziative?
“Il mio proposito è ora la creazione di Comitati interreligiosi per l’armonia anche a livello distrettuale in tutto il Pakistan e abbiamo bisogno di aiuti internazionali perché non abbiamo fondi sufficienti. Ogni comitato dovrebbe essere composto di 27 membri, tra cui autorità governative, studiosi musulmani e studiosi di altre comunità religiose, per gestire la situazione anche a livello locale. Lo scopo è di promuovere l’armonia e la pace tra le comunità religiose, perché tutte le religioni siano rispettate, a tutti i livelli. Speriamo di riuscirci entro i prossimi tre mesi”.

Onestamente, a che punto è il dialogo interreligioso oggi in Pakistan?
“Penso sia abbastanza buono, anche se alcuni partiti con matrice fortemente religiosa, che controllano il governo, provano a creare qualche turbolenza e non vogliono promuovere le minoranze religiose. Compito del mio ministero è proprio quello di sensibilizzare tutti i membri del Parlamento e sensibilizzarli alla questione dell’uguaglianza dei diritti tra tutte le religioni, perché la costituzione del Pakistan garantisce piena protezione ed uguaglianza a tutti i cittadini, senza discriminazione di colore, lingua, religione. Stiamo cercando di contattare direttamente i partiti religiosi per un dialogo aperto e franco sulla questione”.

Quali novità sulla vicenda di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia?
“Sulla vicenda di Asia Bibi stiamo ancora attendendo il verdetto dell’Alta corte di Lahore, anche se poi ci si potrà appellare alla Corte suprema. Ricordiamo che il caso di Asia Bibi non è il primo. In Pakistan, dal 1987 fino al 2010 sono state accusate di blasfemia 14 donne cristiane, 20 donne musulmane e una indù. Attualmente 38 donne sono sotto accusa a causa di questa legge ma le pene non sono state ancora eseguite”.

Esiste un dibattito politico in merito alla legge sulla blasfemia?
“In Pakistan è un tema scottante, soprattutto dopo gli assassinii del ministro per le minoranze religiose, Shabaz Bhatti, e di Salman Taseer, il governatore del Punjab. Entrambi avevano preso posizione a favore di Asia Bibi. Il partito religioso è molto forte e cerca d’impedire qualsiasi dibattito in merito alla legge sulla blasfemia. Ma noi stiamo cercando di creare un consenso tra i capi partito. Se riusciremo a sensibilizzarli potrà essere maggiormente controllato l’uso e l’abuso della legge sulla blasfemia”.

Nei prossimi giorni prevede d’incontrare anche il Papa?
“Ancora non lo so. Stiamo provando ad organizzare un incontro durante la prossima udienza. Se riuscirò, presenterò i saluti ufficiali a nome del governo pakistano. Da parte mia lo ringrazierò per ogni suo intervento in difesa delle minoranze religiose del Pakistan ogni qualvolta c’è un problema. Apprezziamo molto il suo sostegno alla nostra comunità cristiana. Gli vorrei parlare anche delle poche scuole cattoliche in Pakistan, con pochi fondi e grossi problemi di sopravvivenza”.

L’educazione è un grosso problema per i cristiani pakistani?
“Sfortunatamente, in Pakistan il 99% dell’educazione è musulmana, e può contare su molte risorse finanziarie che arrivano da più parti. I cristiani hanno tante difficoltà. La prima è non poter dare una istruzione di qualità, gratuita, alle nuove generazioni. Abbiamo bisogno soprattutto di scuole”.


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