14 novembre 2011

ASIA/MYANMAR - Nuove aperture democratiche, ma le minoranze etniche restano escluse: oltre 110mila sfollati


Yangon (Agenzia Fides) - Vi sono segnali di apertura e nuovi spiragli di democrazia in Myanmar, ma, nonostante i passi avanti, "dal processo di riforme restano escluse, inspiegabilmente, le minoranze etniche: tale esclusione determina un'alta conflittualità e una grave carenza nella pacificazione del paese", fa notare una fonte di Fides nella comunità cristiana birmana.
Nuove speranze per il futuro democratico vengono dalla notizia che la leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, potrebbe essere candidata alle prossime elezioni: infatti una modifica, già approvata dal Presidente Thein Sein, alla legge vigente sui partiti politici apre la strada al ritorno ufficiale della "Lega Nazionale per la Democrazia", partito di Aung San Suu Kyi, sulla scena politica. Secondo la fonte di Fides, "è una svolta positiva" e anche "la comunità internazionale può salutare le riforme in Myanmar con cauto ottimismo".
Ma, secondo numerose Organizzazioni Non Governative come "Act for Peace", che fa parte di un Consorzio di associazioni umanitarie impegnate nell'assistenza ai profughi, al confine fra Thailandia e Myanmar, "il pugno di ferro militare sulle minoranze etniche prosegue, con immane sofferenza e sfollamento per migliaia di persone". Nell'ultimo anno, secondo un Rapporto del Consorzio di Ong pervenuto all'Agenzia Fides, "si è registrato un numero di sfollati maggiore rispetto al totale degli ultimi 10 anni: oltre 100 villaggi delle minoranze etniche sono stati distrutti da operazioni militari, e almeno 112.000 persone sono state costrette alla fuga, soprattutto nelle aree abitate dalle minoranze etniche karen, shan e kachin".
La fonte di Fides spiega: "Una delle cause principali che ha generato la ripresa della guerra è stato il rifiuto, da parte dei gruppi etnici, di trasformarsi in 'forza di polizia di frontiera': l'esercito aveva fatto tale proposta con l'idea di controllare e smantellare i gruppi armati. D'altro canto i gruppi volevano garanzie che non sono state loro date. I negoziati avviati si sono perciò interrotti e così il conflitto è ripreso aspro, come accade ora nel Nord del paese, verso il popolo kachin".
"I militari - conclude la fonte - avranno ancora forte voce in capitolo sul presente e sul futuro del paese. La comunità internazionale non deve trascurare le minoranze etniche. Oltre alla situazione degli attivisti politici arrestati, urge una costante attenzione sulla questione delle minoranze etniche e sulla necessità di riconciliazione nel paese: allora potremo vedere qualche progresso reale". (PA)

Fonte: www.fides.org

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