27 settembre 2011

La Chiesa, invitata a precisare cosa significhi “nuova evangelizzazione”. Il vicepresidente dei Vescovi spagnoli approfondisce l'espressione


PLASENCIA (ZENIT.org).- L'espressione “nuova evangelizzazione” di Giovanni Paolo II è ancora aperta al dibattito sul suo significato preciso, sulla sua applicazione, sulle implicazioni...
L’ha affermato il vicepresidente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) e Arcivescovo di Valladolid, monsignor Ricardo Blázquez, in una conferenza intitolata “La nuova evangelizzazione: da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI”, a chiusura delle 44me Giornate di Teologia dell'Università Pontificia di Salamanca, celebrate a Plasencia il 12 e il 13 settembre sul tema “Nuova evangelizzazione: sfide e possibilità”.
“La nuova evangelizzazione è la parola chiave di orientamento per la pastorale presente e futura”, una “formula molto ripetuta in cui si concentrano compiti, necessità apostoliche e speranze della Chiesa”, ha affermato il presule.
“E' una grande questione posta alla Chiesa, e aperta nella sua comprensione e realizzazione, di fronte alla quale dobbiamo stare molto attenti”, ha aggiunto.
Il Vescovo Blázquez ha ricordato che è stato Giovanni Paolo II a introdurre per la prima volta l'espressione “nuova evangelizzazione” - in Polonia nel 1979, nel santuario della Santa Croce di Mogila -, ma senza attribuirle una rilevanza particolare né sospettare che era destinata a fare storia.

Missione

Il vicepresidente della CEE ha spiegato che la nuova evangelizzazione è collegata alla missione, nella quale si possono distinguere tre situazioni, la prima delle quali è la missione ad gentes, quando è rivolta a popoli in cui Cristo e il Vangelo non sono conosciuti.
In secondo luogo, ha distinto la missione con le comunità cristiane con solide strutture ecclesiali e vita e azione pastorale ordinaria.
Si è poi riferito a “una situazione intermedia, soprattutto nei Paesi di antica cristianità, in cui interi gruppi di battezzati hanno perso il senso della propria fede o si sono allontanati dalla Chiesa, da Cristo, dal Vangelo”.
In questo terzo caso è necessaria una “nuova evangelizzazione”, come sottolineano i Lineamenta del Sinodo dei Vescovi che si celebrerà nell'ottobre prossimo in Vaticano proprio su questo tema.
“L'iniziazione cristiana non è il metodo prioritario della nuova evangelizzazione?”, ha chiesto il Vescovo Blázquez, indicando che “l'iniziazione cristiana è la forma che la nuova evangelizzazione deve adottare, in base ai metodi adeguati”.
Il presule ha quindi sottolineato vari tratti che caratterizzano la nuova evangelizzazione, che “ha il suo punto di partenza e il suo fondamento nel Concilio Vaticano II”.
Questo evento ecclesiali segnò alcuni atteggiamenti missionari per il nostro tempo: evangelizzazione in chiave di dialogo con l'umanità, unione dell'ascolto attento e della verità pronunciata con amore, umiltà nella sua presentazione, coraggio e amore per gli uomini.
Una caratteristica della nuova evangelizzazione è anche lo “zelo per la verità limpida e integra della fede” e “la chiarezza nell'appartenenza ecclesiale”.
“Dobbiamo proclamare apertamente, con coraggio ed entusiasmo, il Vangelo della verità e della grazia di Dio”, ha continuato.
Quanto al contesto in cui avviene l'evangelizzazione, il Vescovo ha segnalato che “è, a differenza di situazioni precedenti in cui l'esistenza di Dio veniva data per scontata, di indifferenza religiosa, di raffreddamento, di agnosticismo, di ateismo, di vivere apparentemente senza inquietudine trascendente. Questo contesto rende l'evangelizzazione più radicale”.

Atrio dei gentili

“Per questo Benedetto XVI insiste tanto sul fatto che la priorità missionaria consiste nell'annunciare Dio e nell'aprire gli uomini alla sua ricerca”, ha sottolineato monsignor Blázquez.
In questo panorama si inserisce il cosiddetto “atrio dei gentili”, uno spazio vicino al tempio di Gerusalemme la cui denominazione viene usata oggi per designare spazi per dialogare con “tutti i popoli che non smettono di interrogarsi su Dio e con i quali è necessario entrare in dialogo missionario”.
In questo dialogo, il presule ha indicato alcune “realtà fondamentali che configurano nel loro insieme la forma di procedere nell'evangelizzazione”: verità e carità; ragione e fede; conoscenza e amore; argomenti solidi, ben ragionati e presentati con rispetto e cordialità; con opere e parole.
“Si tratta di evangelizzare l'uomo dalle basi, unendo annuncio della fede e della conversione con l'incontro con Gesù Cristo nella Parola e i Sacramenti; armonizzando la crescita della fede personale e la maturazione della comunità; coniugando conoscenza della fede, esperienza e missione”.

Fonte: www.zenit.org

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