5 aprile 2011

Duékoué, dopo la strage emergenza umanitaria


L’identificazione dei cadaveri abbandonati in strada e, soprattutto, l’assistenza a migliaia di sfollati accolti nel territorio di una missione cattolica: responsabili del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) raccontano così alla MISNA il dramma della città di Duékoué, nella Costa d’Avorio dove le vittime della guerra sono i civili.
“Insieme con gli operatori della Croce rossa locale – dice alla MISNA Stephen Anderson, coordinatore della missione ivoriana del Cicr – i nostri volontari stanno raccogliendo i cadaveri e lavorando all’identificazione dei corpi”. Secondo le informazioni raccolte dall’organismo internazionale, nei giorni dell’avanzata in città delle forze che sostengono Alassane Ouattara scontri tra comunità rivali hanno causato almeno 800 vittime. Prima, durante e dopo le violenze migliaia di civili si sono rifugiati in una missione cattolica gestita dai salesiani. “Nel territorio della missione – dice Anderson – sono accampate tra le 15.000 e le 20.000 persone, uomini, donne e bambini: servono acqua, cibo, tende”.
Duékoué era stata teatro di violenze tra gruppi divisi da rivalità sia sociali che politiche già nel 2004, in una delle fasi più drammatiche della guerra civile (2002-2007) conclusa con gli accordi di Ouagadougou. La strage sarebbe avvenuta tra il 27 e il 29 marzo, durante l’avanzata verso sud degli ex-ribelli che sostengono Ouattara. Giorni fa la missione dell’Onu in Costa d’Avorio aveva denunciato a Duékoué oltre 330 “esecuzioni extra-giudiziarie” commesse dai sostenitori del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, la prima accusa del genere nei suoi confronti. Un portavoce di Ouattara ha smentito questa versione, sostenendo che almeno 100 civili sarebbero stati uccisi dai reparti fedeli a Laurent Gbagbo in ritirata. [VG]
Fonte: www.misna.org

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